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Gramsci il più originale comunista

«Gramsci il più originale comunista»

Fuori dai dogmi individuò i limiti dell’ideologia marxista

Martedì 12 maggio 2009
Nel volume in uscita domani (Quaderno 4) Gramsci individua alcuni filoni di ricerca per lo studio di materialismo e idealismo e per costruire una storia del marxismo con due obiettivi: chiarirne processi evolutivi e limiti; delineare un nuovo quadro ideologico capace di incidere sulla realtà e trasformarla. Queste riflessioni filosofiche sul marxismo prendono le mosse dai criteri metodologici necessari a inquadrare l’opera del suo principale ispiratore. Se si intende studiare un autore, la cui concezione del mondo non è mai stata esposta sistematicamente e nella quale si intrecciano strettamente attività teorica e pratica, bisogna ricostruirne con attenzione la biografia attraverso l’analisi di tutte le opere, gli scritti minori e le lettere secondo una successione cronologica che ne colga il leit- motive.
Nello studio di un autore bisogna distinguere le opere da lui condotte a termine e pubblicate da quelle non compiute e inedite, poiché il contenuto di queste va esaminato con molta più cautela e attenzione, proprio per la loro natura di materiale provvisorio e in elaborazione su cui l’autore sarebbe probabilmente ritornato sopra. In queste note l’intellettuale sardo sembra delineare la mappa per inoltrarsi nel mare magnum del pensiero di Karl Marx ma fornisce insieme alcune bussole di orientamento per accingersi allo studio della sua stessa opera e dei Quaderni. Nelle note Gramsci si sofferma sul processo di involuzione e volgarizzazione filosofica del marxismo dopo Marx ed Engels. Se il marxismo originario costituiva il superamento della più alta manifestazione culturale del tempo, la filosofia classica tedesca, il marxismo successivo del passaggio tra Ottocento e Novecento si dimostra incapace di abbracciare e comprendere l’uomo in tutti i suoi aspetti e deve servirsi degli apporti di altre filosofie. Eric Hobsmawm, uno dei massimi storici del Novecento ha definito Antonio Gramsci «il più originale pensatore comunista che abbia operato in Occidente nel XX secolo» proprio per la ricchezza del suo approccio al marxismo e il rifiuto a rinchiudersi in letture meccaniche ed elementari della realtà economico-sociale, politica e culturale. Indagare le ragioni per le quali il marxismo è risultato assimilabile, per alcuni suoi aspetti non trascurabili, tanto all’idealismo quanto al materialismo volgare è secondo Gramsci un compito estremamente complesso, perché dovrebbe condurre non solo a chiarire quali elementi siano stati assorbiti “esplicitamente” dall’idealismo e da altre correnti di pensiero, ma anche svelare gli assorbimenti “impliciti” e non confessati, quelli dovuti al fatto che il marxismo è stato un momento della cultura, un’atmosfera diffusa che in quanto tale ha modificato, spesso inconsapevolmente, i vecchi modi di pensare. Avviare un’indagine di questo tipo, dunque, equivarrebbe a fare una storia della cultura moderna dopo Marx ed Engels e richiederebbe anche uno studio degli insegnamenti pratici che il marxismo ha dato ai partiti e alle correnti di pensiero ad esso avverse.
GIANNI FRESU

 

Professore di Filosofia politica presso la Universidade Federal de Uberlândia (MG/Brasil), Dottore di ricerca in filosofia Università degli studi di Urbino. Ricercatore Università di Cagliari.